Al cinema Araldo di Novara lunedì 6 febbraio alle ore 21:00 rendiamo un omaggio speciale ad uno degli artefici più qualificati della Nouvelle Vague: Jean-Luc Godard. Sullo schermo FINO ALL'ULTIMO RESPIRO (1960).
Introdurrà il film Enrico Zaninetti.
Ci sono film nella storia del cinema che segnano una svolta decisiva e restano immortali. Fino all'ultimo respiro è uno di questi.
Considerato il manifesto della Nouvelle Vague, nato da un soggetto di François Truffaut, ha messo in gioco tutta la passione cinefila dei critici dei Cahiers di cinéma passati dietro la macchina da presa (oltre Godard, anche Truffaut, Rohmer, Chabrol e Rivette) e la loro ribellione alle regole e alla tradizione. Jean-Paul Belmondo, con cappello in testa, sigaretta e occhiali da sole già è un'icona così come Jean Seberg con la maglietta bianca con la scritta "New York Herald Tribune" e le copie del giornale in mano. La loro immagine può essere immortalata in un film, in una foto, in un dipinto, raccontata in un libro, essere al centro di una canzone. Per questo ogni visione di Fino all'ultimo respiro ha lo stesso effetto di quando si va a rivedere una mostra di Picasso o un concerto dei Rolling Stones dove si aspetta che cantano I Can't Get No (Satisfaction) o You Can't Always Get What You Want.
Per il primo lungometraggio di Godard avviene la stessa cosa. Ci sono delle battute che diventano ancora una canzone che negli anni è ancora più bella: "Se non vi piace il mare, se non vi piace la montagna, se non vi piace la città...". Entrano in gioco l'amore per il noir e il poliziesco americano nella vicenda anche nella destrutturazione del genere, nell'inseguimento disperato e romantico di Michel che per sfuggire alla polizia si fa chiamare László Kovács che è lo stesso nome del personaggio interpretato da Belmondo in A doppia mandata di Chabrol e, profeticamente, quello di uno dei più importanti direttori della fotografia della New Hollywood. (MyMovies)