All'Araldo da venerdì 13 maggio troviamo Gli Stati uniti contro Billie Holiday. Il film diretto da Lee Daniels (regista di The Butler) ci catapulta negli anni Quaranta quando l'icona della musica jazz Billie Holiday collezionava successi in tutto il mondo, mentre il governo federale statunitense decideva di trasformare la Holiday nel capro espiatorio di una dura battaglia contro la droga prendendo di mira la sua fragile e complicata vita. Il fine ultimo delle azioni intraprese contro la cantante non era però legato alla droga, ma a impedirle di eseguire la sua straziante ballata "Strange fruit", grido di denuncia contro i linciaggi del governo degli U.S.A. e contributo essenziale per il movimento per i diritti civili...Gli Stati Uniti contro Billie Holiday è il ritratto di una donna fragile e problematica, con un passato difficile capace di influenzare tutta la sua esistenza. Le relazioni con uomini violenti e perlopiù criminali, la dipendenza da alcol e oppiacei, sono tutti sintomi di un malessere profondo e dell’incapacità di amare in primis se stessa. Ma Lady Day era molto più di questo. Se nella vita privata non riusciva ad avere equilibrio, sul palco aveva la capacità di brillare come nessuno prima di lei, un dono che la renderà un simbolo immortale. Il biopic di Lee Daniels si sofferma molto sulle fragilità della protagonista.
Lee Daniels è un regista che ci ha sempre regalato storie in grado di colpire nel profondo, drammi esistenziali soprattutto connessi alla difficoltà a trovare il proprio posto nella società americana, che egli ha sempre descritto come problematica, afflitta da razzismo, intolleranza e una profonda solitudine. E chi meglio di Billie Holiday poteva prestarsi a questa sua visione d’insieme?