La febbre dell'oro è il film con cui Charlie Chaplin disse di voler essere ricordato. Fortunatamente non è stato così, nel senso che tutti i suoi grandi capolavori sono entrati a far parte del nostro immaginario collettivo, cinematografico e non solo. Ma di certo la scelta di condurre "il vagabondo" fino alle radici (o fin sul precipizio) della mitologia americana, di farne un solitario cercatore d'oro e di stagliare la sua inconfondibile figura sullo sfondo nevoso della nascita d’una nazione, ne fa un’opera di insuperata, vertiginosa intensità, che fonde commedia e dramma, risate e lacrime, come solo Chaplin sapeva fare. Introduce il film Enrico Zaninetti.
Dal 1 dicembre Cineteca di Bologna riporta nei cinema la versione muta de La febbre dell'oro per celebrarne il 100° anniversario, in una nuova versione restaurata in 4K, accompagnata dalle musiche originali composte dallo stesso Chaplin, che del film disse: "a parte tutto – a parte gli abiti buffi, i baffetti e gli scarponi – volevo produrre qualcosa che commuovesse la gente. Cercavo l’atmosfera dell’Alaska, con una storia d’amore dolce, poetica, eppure comica. Volevo che il pubblico piangesse e ridesse.



