Pedro Almodovar, al suo primo lungometraggio in lingua inglese dopo i corti The Human Voice e Strange Way of Life, affronta di petto, ma con grande pudore e una misura di ironia e leggerezza, il tema della nostra impermanenza su questa terra e della nostra possibilità di scelta su come dire basta. La sua è una partitura nitida e rigorosa che mette a confronto due grandi attrici, Julianne Moore e Tilda Swinton (rispettivamente Ingrid e Martha) facendo leva sulle loro differenze.
La stanza accanto è imbevuto di cultura letteraria, pittorica, musicale, cinematografica, ma resta aderente ai volti umani e vissuti delle sue due protagoniste, grazie a Dio non trasformati dalla chirurgia plastica, e ai respiri di due interpreti sempre in primissimo piano. Nella galleria di Almodovar Martha è una figura che non ha mai aderito al modello di femminilità corrente, andando in guerra "come un uomo" e non facendo ciò che "ci si aspetta da una madre", mentre il padre di sua figlia è stato disposto a gettarsi nel fuoco per correre in soccorso ad una voce...
Con La stanza accanto, suo primo lungometraggio in lingua in inglese (girato in parte a New York e in parte in Spagna), Pedro Almodóvar, a ormai 75 anni, ha finalmente vinto il Leone d’oro per un suo film, dopo quello per la carriera nel 2019 e soprattutto dopo decenni di frequentazione in concorso dei massimi festival (soprattutto Cannes) e solamente, si fa per dire, una Palma d’argento alla regia per Tutto su mia madre (1999), poi premiato anche con un Oscar per il miglior film in lingua straniera. (MyMovies)
LEONE D'ORO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2024