Due mondi distanti si incontrano nella pellicola partenopea di Marco e Antonio Manetti, Ammore e malavita. Ciro (Giampaolo Morelli) è un temuto killer di Napoli, una delle due "tigri" - accanto a Rosario (Raiz) - al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso) detto "o' re do pesce", e dell'astuta moglie donna Maria (Claudia Gerini).
La giovane infermiera Fatima (Serena Rossi) è una ragazza onesta e sognatrice, finita per sbaglio in una situazione pericolosa. Ciro riceve l'incarico di sbarazzarsi di quella testimone indesiderata che "ha visto troppo", ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono l'uno nell'altra, l'amore mai dimenticato della loro adolescenza. Per Ciro c'è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Inizia così una lotta senza quartiere sullo sfondo degli gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole.
Maestri indiscussi dei generi cinematografici, che padroneggiano con disinvoltura pur cambiandone (ma non stravolgendone) le regole, i Manetti Bros. hanno voluto percorrere, con Ammore e Malavita, la strada del musical, anche se non hanno abbandonato del tutto l'amato noir, o crime-movie.
La scelta di un filone che è rifiorito di recente grazie a La La Land ha permesso ai registi romani di allontanarsi non dalla verosimiglianza, che resta sempre il loro obiettivo, ma dal realismo a tutti i costi e dal discorso sociale. Cantando e ballando (aiutati dal coreografo Luca Tommassini), i personaggi del nuovo film dei fratelli Manetti non invitano insomma a una riflessione sul degrado di una città o sulla piaga della criminalità organizzata, ma esprimono liberamente i loro stati d'animo e diventano gli eroi sentimentali di un racconto che si rifà perfino a certe commedie con Totò e alla sceneggiata napoletana, senza dimenticare i film di John Woo e allusioni a 007.